giovedì 30 dicembre 2010

CONTINUA (4)

(da qui)

Ho trovato la foto.
Eccola:

era in uno scatola dove tengo foto scattate da me durante concerti jazz alla fine degli anni '70. Non ricordavo di averla messa lì.
Però, caspita.
C'è un problema. Quando decisi di mettere la foto su FB notai che c'era la data scritta a mano sul retro della foto. Sarebbe fondamentale sapere la data della cresima, solo che non c'è più. Voglio dire che sul retro della foto non c'è scritto niente. Evidentemente questa è un'altra copia, e la foto con la data chissà dov'è.
Ma forse ci arriviamo in un altro modo.

Come molti sanno, il sottoscritto si è sposato una dozzina di anni fa, con la moglie con la quale ancor oggi convive. Dato che decidemmo di sposarci in chiesa, con rito cattolico, ci dovemmo procurare alcuni documenti aggiuntivi, fra cui il certificato di cresima.

Divagazione: è da molto tempo che vorrei raccontare alcune cose relativamente a certi problemi burocratico-religiosi che sorsero una volta deciso di sposarci, e mi riferisco specialmente ad alcune vessazioni di cui fui oggetto da parte dell'Inquisizione (anche se non si chiama più così, ma Sant'Uffizio, o Congregazione per la dottrina della Fede). Il fatto che un personaggio come il sottoscritto, notoriamente ed evidentemente semi-ateo, volesse sposarsi in chiesa, fu forse visto con sospetto. Ne riparleremo.

Ma torniamo al certificato della cresima.
Quello di mia moglie fu facile ottenerlo, dato che si era cresimata qui a Roma. Per quanto riguarda il mio, un'amica di famiglia di Milano mi fece la cortesia di richiederlo alla parrocchia in questione e me lo spedì.

Quindi sicuramente è qui, in casa. Bisogna trovarlo.

(continua)

martedì 28 dicembre 2010

CONTINUA (3)

(da qui)Ero il Gran Sassofonista Di Corte in qualche reame del centro europa. Il Re in persona mi aveva incaricato, per celebrare il suo centoventesimo compleanno, di comporre una suite da suonare alla sua festa. Mi avrebbe accompagnato una sezione ritmica che aveva contrattato personalmente, di cui non mi disse però i componenti; sarà una sorpresa, aggiunse.

In una scena successiva sto finendo di scrivere la suite: una cosa ispirata a A Love Supreme però costituita da Preludio, Improvvisazione su Madrigale, Tango e Fuga.

Mi vedo poi il giorno del compleanno del Re sul palco predisposto di fronte al trono e alla tribuna dei dignitari; fra le grida entusiastiche del pubblico ci sto dando dentro col mio sax contralto, il pianista butta qui e là degli accordi discreti, il bassista è potente e incisivo, sento alle mie spalle la batteria che incalza, ma comincia a incalzare un pò troppo, il tempo diventa insostenibile, perdo il controllo della situazione, il volume del rullante e della grancassa diventano sempre più forti, mi sveglio per il fracasso.

Fatto sta che, prima di accorgermi che si trattava dei battenti esterni della finestra della stanza da letto, che, chiusi male, venivano agitati dal vento, mi vedo che dò la mano a Art Blakey alla fine del concerto e mi dice: "pare che ci rivedremo per la cresima del nipote del Re, sembra ci sarà un altro concerto".

Questo è un sunto, il sogno completo lo pubblicherò un'altra volta. Se non credo nei segni del destino, figuriamoci nei sogni premonitori.

A questo punto però il ricordo della famosa foto è riaffiorato.

Un paio di giorni dopo, acceso il fuoco nel caminetto, vedo quel numero di Musica Jazz e comincio a sfogliarlo in poltrona.

Per farla breve, finisco sulla tradizionale recensione della stampa estera di G.M.Maletto e apprendo che sul sito online di DownBeat vengono pubblicate articoli ed interviste storiche; fra queste, intervista ad Art Blakey.

Parentesi.

Al ritorno a Roma mi accorgo di non avere più con me la rivista, pur sapendo con certezza di averla messa in valigia. Se essermela ritrovata inaspettatamente poteva essere una incitazione del destino ad approfondire, il fatto che sia probabilmente rimasta nelle Marche, come lo devo interpretare? Ad ogni modo, non avendo più a disposizione il testo, andrò a memoria cercando di essere preciso (*).

Chiusa la parentesi.

Maletto riporta un brano nel quale Art parla di una conversazione col sassofonista Don Byas, nella quale lo redarguiva per il suo stile di vita autodistruttivo; tra l'altro Art dice che Don Byas aveva passato i sessanta anni, a quell'epoca. Qui c'è qualcosa che non va nel suo ricordo, dato che Byas, nato nel 1912, morì nel 1972. Diciamo che poteva aver passato i cinquanta. Comunque: dove avviene questo dialogo fra i due musicisti? seduti in certi giardini a Milano.


La foto della cresima non l'ho ancora trovata.



(*) Non è però la memoria la mia dote più evidente. Se qualche visitatore casuale e jazzofilo avesse la rivista in questione, potrebbe essere così gentile da confermare o correggere ciò che ho scritto?

(continua)

CONTINUA (2)

(da qui)Qualcuno crede ai segni del destino?

Io no.

Detto questo, una breve premessa a ciò che ho scritto nel precedente post (*) nel quale faccio riferimento ad una foto della mia cresima, avvenuta a Milano, all'incirca nel 1967.
Circa una settimana prima di Natale mia moglie ed io facciamo le valigie con l'intenzione di abbandonare la capitale ai suoi isterismi consumistici e recarci in campagna, nelle Marche, per sopravvivere alle feste in stato di solitudine controllata (cioè in due).
Giungiamo a destinazione; al momento di disfare le valigie mi accorgo della presenza, in mezzo a qualche libro che mi ero portato dietro, di una rivista, Musica Jazz, gennaio 2010. Avevo smesso di comprare Musica Jazz da 2 o 3 anni, ma non ricordo bene per quale ragione mi ero procurato quel numero, quasi un anno fa, forse per vedere il passaggio al nuovo editore cosa aveva comportato. Quello che ricordo è che, dopo pochi giorni dall'acquisto, la rivista sparì, probabilmente fagocitata nella bolgia che regna ormai incontrastata nel mio studio. Ad ogni modo, visto che l'avevo ritrovata, o che mi aveva ritrovato, tanto valeva leggerla, e l'ho messa lì sul comodino vicino al letto.

Fredda, quella prima nottata dalle parti di Camerino. Soprattutto vento freddo.


(*) so benissimo che le premesse andrebbero fatte prima; diciamo che è una licenza prosastica

(continua)

lunedì 27 dicembre 2010

CONTINUA...

Tutto cominciò quando, parecchi mesi fa, pubblicai su facebook una foto scattata il giorno della mia cresima. L'iniziativa ebbe un discreto successo, raccogliendo svariati commenti specialmente da parte della mia sotto-rete di cugini. La foto aveva effettivamente degli aspetti interessanti, forse anche comici, e le espressioni di alcuni dei personaggi raffigurati erano intriganti. El Gloria, mio cugino d'oltreoceano, propose di prendere spunto dalla fotografia per scrivere una serie di post nei quali, a turno, avremmo interpretato il pensiero di ognuno dei ritratti nella foto al momento dello scatto. Osservò, tra l'altro, fra i personaggi per cosi dire secondari (ed io non l'avevo mai notato), la presenza di Art Blakey, forse casuale, ma indiscutibile. Trovai interessante il fatto che il celebre batterista fosse presente alla mia cresima, anche se all'epoca (dovevo avere circa 10 anni) la mia conoscenza del jazz si limitava all'ascolto di alcuni LP che avevo in casa, specialmente gli Hot Five e Hot Seven di Louis Armstrong. Ci mise poco El Gloria a spedirmi il primo dei post, partendo ovviamente proprio dal fondatore dei Jazz Messenger. Lo riporto, sommariamente e liberamente tradotto dal castigliano:


Passo davanti alla porta della chiesa mentre cerco di arrivare all’indirizzo che mi ha dato il portiere dell’hotel, dopo avergli dato 5000 lire, credo che se ne sia approfittato, ma non importa, sono passate troppe ore dall'ultima dose e devo risolvere urgentemente; passando vedo un gruppo che attira la mia attenzione.È evidente che è appena finita una cerimonia religiosa (per lo più gli italiani sono cattolici) e qualcuno davanti al gruppetto sta per scattare una fotografia. Nel gruppo osservo (l'astinenza mi esaspera i sensi, lo so, e tendo a diventare paranoico e cospirativo) un ragazzo, di circa 8 o 10 anni, è al centro ed oggetto del gruppo, intorno a lui, ci sono una coppia di mezza età, evidentemente i suoi genitori, la donna col cappello bianco ha un aspetto distinto, al lato sinistro del ragazzo c’è una bambina, più o meno della stessa età, con un sguardo minaccioso, complice con la macchina fotografica di fronte di lei, sembra dire “ho grandi piani, veramente grandi piani e nessuno potrà impedirmeli”. Un po’ oltre la bambina c’è un ragazzo dai lineamenti molto pronunciati, ci faccio particolarmente caso perchè si direbbe una versione di Franz Kafka ma con un sorriso di sfida, alla destra del bambino (che ha una specie di benda legata sulla fronte, mi ricorda i giapponesi in fase di assalto sulle spiagge di Iwo Jima, immagino che sia parte dei misteriosi riti cattolici), dicevo, alla destra c’è un sacerdote, è interessante il sacerdote, è un uomo giovane ma dall’atteggiamento fermo e deciso, e non smette di osservare il Giovane Kafka, col suo sorriso di sfida, un sorriso che posso attribuire a un futuro militante maoista. Sudo, fa fresco ma mi sembra di bollire, e il mio cervello continua a sviluppare trame fra i personaggi davanti a me, e ad un certo punto smetto di vederli per quello che sono, semplicemente una famiglia in posa per una foto, e diventano protagonisti di un thriller. Li vedo ed ascolto la loro musica, quella emessa da ognuno di loro. L'ultimo personaggio è il fotografo. La sua faccia mi sembra familiare, ma non viene dal passato, non capisco da dove. Tremo, le mani mi tremano, tutto il corpo. Il tizio che sto aspettando non appare ed ho la nausea, ho bisogno di quella dose per suonare stasera. Torno a guardare il fotografo e scopro qualcosa di inquietante. La sua faccia. La sua faccia è estremamente simile a quella del ragazzo con la fronte bendata. Ma non per una familiarità parentale (per differenza d'età poteva essere il fratello maggiore), era una sensazione fastidiosa, come se il fotografo fosse lo stesso bambino ritratto. Inspiegabile. Improvvisamente mi ricordo di una notizia ascoltata da qualche parte, o letta su qualche giornale magari scandalistico: “il Dottor Mengele per incarico di Hitler, nella sua ricerca per ottenere “il super uomo”, aveva effettuato esperienze di clonazione di esseri umani”


Il testo aveva indubbi motivi di interesse: toccava alcuni punti sui quali avevamo discusso nelle nostre chat transoceaniche; soprattutto, il fatto di aver entrambi sviluppato nel tempo, per farci rappresentare nelle molteplici realtà di internet, personaggi diversi a seconda dell'ambiente (facebook, flickr, i nostri blog); e come ciò dimostrasse, alla fin fine, che entrambi siamo affetti da una strisciante forma di schizofrenia. E poi c'era un ritorno di certe sensazioni che avevano dato luogo a quel post "sono sempre stato fotografo".

Però.

Alcune cose non mi convincevano, prima fra tutte il fatto che Blakey potesse essere in crisi di astinenza. Mi sembrava di ricordare che avesse risolto definitivamente la dipendenza dalla droga dopo il viaggio di "rigenerazione" in Africa, verso la fine degli anni quaranta. Cioè una ventina di anni prima della mia cresima...; e poi l'aspetto di Art in quella foto è poco credibile, giacca e cravatta, quando le sue foto lo ritraggono con magliette sportive durante i concerti, ed i capelli non sembrano crespi come avrebbero dovuto essere; mi viene in mente la prima parte del film su Malcolm X, nel quale si racconta come era diventato di moda fra molti neri stirarsi i capelli per farseli diventare lisci, a costo di trattamenti anche piuttosto dolorosi; ma ciò si riferisce ad un periodo precedente, e poi Art Blakey non mi sembrava il tipo. Rimaneva l'espressione frettolosa ed inquieta, ma non era abbastanza per ricamarci sopra qualcosa. Erano pedanti pignolerie, lo ammetto.Mi accorsi che in realtà la mia svogliatezza nello sviluppare qualcosa partendo da quella foto, aveva una ragione più profonda: il mio rapporto col passato, in quel momento, non mi permetteva di affrontare serenamente la cosa, ed alla fin fine doveva trattarsi di un'attività ricreativa, non di una seduta psichiatrica. Il progetto finì in un cassetto del mio portatile, El Gloria trovò altri argomenti da suonare con la sua visionaria creatività.

Ma.

Qualcosa è successo, ultimamente; un paio di fatti che mi hanno spinto a riconsiderare questa storia. Raccolgo le idee e ne riparliamo la prossima volta.

Ah, la foto della cresima, la sto cercando per riscannerizzarla.

(continua)