giovedì 31 dicembre 2009

Vita morte e miracoli del 2009

è un buon titolo
cominciamo

dài


gennaio




Milo Temesvar in Argentina, prima di sapere di essere Milo Temesvar

l'imbattersi di Milo Temesvar con una foto scattata da lui stesso cinque anni prima di nascere







l'incontro di El Gloria con le sue origini con in mezzo un agnello patagonico alla griglia





Obama

oh, bama, oh yeah




(next, please)


veramente, perchè nasca Nulla bisogna aspettare
luglio

va bene, ma il mondo ha continuato ad esistere in quei mesì, qualcosa sarà successo

credo che fosse solo una sorta di attesa

si potrebbe fare una specie di riassunto della seconda metà del 2009
fino a
giugno anche Nada era stato abbandonato

si

veramente prima non è successo nulla, in un certo qual modo

certo, cosa cacchio ci importa delle guerre la fame nel mondo, le ripercussioni mondiali del crollo delle borse
un anno di crisi economica e finanziaria mondiale
l'influenza A

vedo che hai capito


Nada ha iniziato a pubblicare fra luglio ed agosto del 2008, ma fu presto abbandonato dal suo creatore, El Gloria, per ragioni mai chiarite; i suoi post già proposti hanno corso il rischio di un prematuro oblio, finchè circa un anno dopo, grazie anche alla collaborazione di Milo Temesvar, Nada è stato rianimato, suscitando scalpore grazie ad una gestione innovativa, creativa, coraggiosa. Nel tentativo di raggiungere anche un pubblico di lingua italiana, i post sono stati proposti inizialmente in entrambi gli idiomi, il che ha creato qualche problema fra i lettori, tra l'altro spesso alle prese con uno stile post-críptico, ma più avanti, quando un'intervista a Milo Temesvar fu resa disponibile anche in albanese, El Gloria, temendo un allontanamente del pubblico di lingua spagnola, propose la duplicazione del blog, con la creazione di un altro, parallelo, per la zona dell'Europa centrale. E fu così che nacque Nulla ... inizialmente solo un blog succursale, che però più tardi ha dimostrato di poter esprimere una personalità autonoma, ancorchè cugina di Nada.

A titolo di celebrazione per questa fine d'anno, abbiamo pensato di ricordare alcuni dei migliori post di Nada /Nulla, mese per mese.




luglio

"ho pranzato a fagioli e ceci e bevuto molta birra"

pubblicazione in esclusiva di alcuni appunti sconosciuti di J.D.Salinger

"es este el paraiso?"

(non tradotto, da consumare in lingua originale)
Il dialogo "è possibile che siamo già morti?" fra El Gloria e I Guardiani della Maledetta Ota (gruppo di blogger dei quali
prima o poi dovremo parlare)



agosto

"un silenzio più naturale, più 'zen', una sonorità ecologista e direi quasi vegetariana"

Fra le altre cose, senz'altro agosto è stato il mese dedicato a John Cage, culminato con l'esecuzione dell'opera "4'33" per
la prima volta in chiave simultanea intercontinentale (interpreti, ovviamente, El Gloria, alla prese con un udu di origine
uruguaiana, e Milo Temesvar, con il suo ovattato sax alto) e relative interviste.



settembre

"dio è una celebrità irraggiugibile"

un mese a forti tinte spirituali; l'argomento DIO dibattuto e proposto anche in alcune sue manifestazioni musicali

"¡Déjame, no quiero que me beses!"
Musica manipolata e video musicali prodotti dallo stesso El Gloria o rintracciati sul web



ottobre

"Ghost Writer
/Ghost Translator"
Brevi meditazioni sulla realtà del blogger



novembre

"quella calda notte d'estate, umida di gin e birra, poco prima dell'alba, montammo su una fiat 128..."

Ricostruzione di una notte di velleità verso l'Atlantico

"sette del mattino, Gatta Cicoria e la pioggia"

Reportage fotografico di tre giorni d'autunno nel centro italia

"(avete i mercoledì lì da voi, o no?)"

El Gloria in un'eruzione di melanconica poesia in "Il muro di Berlino infrasettimanale"



dicembre

"otaniburila"

ricordi adolescenziali di Milo Temesvar

"...e pilota a tempo perso"

una collaborazione di SuperG, con un ricordo di Clay Regazzoni

martedì 29 dicembre 2009

Miami Davis V(o)ice

Non ho mai avuto in gran simpatia quei due bellimbusti di Miami Vice, così come l'ambiente nel quale si svolgevano le loro avventure negli anni ottanta; ho cercato però di procurami un unico episodio della serie, quello con co-protagonista il Divino Miles Davis, che ripropongo qui:


ne ho tratto una versione forse "davisiana", ispirandomi al suo mirabile senso della sintesi; togliendo ciò che non serve, e lasciando le scene nelle quali è presente Miles...

lunedì 21 dicembre 2009

The Yogurted Darkside of Temesvar

(nota: oggi Nulla inaugura un nuovo tag che ho chiamato "Aneddoti in cui non succede un tubo"; credo che il post che segue possa considerarsi paradigmatico in questo senso)


mi chiamo Milo Temesvar e mangio gli yogurt da quando avevo 14 anni

pla pla pla (applausi)

grazie
ma in realtà tutto è cominciato quando decisi che dovevo far colazione con i cereali


uhhhhhhhhh

e ci mettevo sopra il latte
però si ammalloppavano

insomma, si afflosciavano

si
succede a tutti a volte

certo, ma a 14 anni
è brutto

si
immagino

allora dopo diversi tentativi con altre sostanze

cocaina, efedrina?

provai a metterci lo yogurt

ah

e oltretutto è un'accoppiata che mi aiuta moltissimo
non dico sessualmente,
ma per fare la cacca
Quando sono venuto da voi l'ultima volta
trovavo solo gli Activia da 125 gr
che abbiamo anche qui
chiedendomi perchè lì costavano tanto meno che in Italia

dato che sono lo stesso prodotto
ma qui compro i vasetti da 500 gr
E' vero che a Baires sono stato solo nei supermercati dei cinesi
mai nei grandi supermercati
quindi può darsi che
quelli da 500gr si trovino



il tuo aneddoto veramente non porta a nulla

non ho trovato una morale da metterci alla fine

ti è venuta a mancare la conclusione
è come un albero di Natale senza il puntale in cima
(metafora ad hoc per le feste)

domenica 20 dicembre 2009

"... Danseur, viveur, foutbaleur, tennista e pilota a tempo perso..."

(Enzo Ferrari)


Mi rammenta Milo Temesvar che pochi giorni fa sono passati tre anni da quando Clay Regazzoni si è schiantato in autostrada nei pressi di Parma.

Mi aveva chiesto qualche tempo fa, Milo, se me la sentissi di scrivere qualcosa su di lui, Clay, io “che lo avevo conosciuto”. Milo, molto più appassionato di me di automobilismo, però Clay lo conoscevo io e la cosa non mi è mai sembrata molto giusta, però Milo sta nella capitale, Clay stava a Mentone, io a Milano e organizzare l’incontro non mi è mai riuscito.

Mai stato troppo appassionato di automobilismo, dicevo, però ai tempi di Clay i Gran Premi li guardavo. Con “guardavo” Intendo dire che riuscivo a seguire un intero GP senza addormentarmi prima del sesto giro. Una Formula 1 parecchio meno noiosa di quella di oggi.

Anni fa mi occupavo di Sportline, un sito concepito nel ’96 per “raccontare lo sport raccontato dai protagonisti”. Esordio con le Olimpiadi di Atlanta e con la sponsorizzazione di IBM. Un bel giorno mi chiamano dall’IBM chiedendomi se voglio “ospitare” Regazzoni su Sportline.

“Quel” Regazzoni?

Proprio quello. Erano gli inizi del ’97 e Clay sarebbe partito da lì a poco per Panama, per partecipare alla Panama – Alaska. L’idea era di pubblicare su Sportline i suoi diari di gara. Più facile dirlo che farlo. Con l’elettronica Clay non aveva un rapporto troppo cordiale. Non solo quella a bordo delle vetture di F1 – che non perdeva occasione per criticare – ma anche quella a bordo dei PC. Forse soprattutto quella a bordo dei PC, in particolare del suo PC. Ci siamo messi d’impegno per insegnargli ad usarlo; come accenderlo, come scrivere, come salvare, come collegarsi ad Internet (IBM all’epoca aveva una divisione dedicata a Internet che si chiamava OneWeb e disponeva di un softwarino di connessione che contava oltre 1000 punti di accesso e del quale consentiva graziosamente l’uso agli amici per collegarsi da ovunque nel mondo al prezzo di una telefonata urbana) e spedire per email i suoi resoconti e qualche foto. La faccio breve. Per circa un mese arrivarono telefonate alle ore più impensate (per noi in Italia, per chi stava tra Panama e l’Alaska erano ore assolutamente ordinarie).

“Ti sto mandando il diario di oggi”.

Noi si apriva la posta e si aspettava il messaggio, pronti a metterlo online. Invece dell’email, arrivava un fax, tre o quattro fogli A4 vergati rigorosamente a mano, con tanto di classifica generale e di categoria. E improperi nei confronti del pc “che non funzionava”.

Negli anni successivi, ogni anno un grande rally per auto d’epoca: Londra-Sydney, Carrera panamericana, Inca Trail e altre che ora non ricordo. E poi le garette di due giorni, le cronoscalate, le corse sui kart, il campionato Fisaps, tutte cose che finivano su Sportline con racconti appassionati e faziosi. Ma devo ammettere che col tempo le sue performance informatiche sono decisamente migliorate, tanto che in occasione dell’ultimo rally riusciva a comporre i suoi testi direttamente all’interno del sistema di gestione del sito. A noi bastava cliccare su un tasto per pubblicarli. Quello che non cambiava mai era la vena polemica. Mi ricordava Bartali, c’era sempre qualcosa di sbagliato o da rifare.

Per lui l’automobilismo era una cosa seria ma ci rideva sopra e faceva ridere gli altri. Qualche volta invece si imbestialiva proprio ed era quando trovava il parcheggio per handicappati occupato da chi non ne aveva diritto, o barriere architettoniche tanto stupide quanto arroganti, o le colonnine SOS dell’autostrada inaccessibili a persone in carrozzina. Allora sì che inveiva, scriveva a mezzo mondo, telefonava all’altro mezzo, minacciava di scendere in campo….

Ho sempre avuto il sospetto che non potesse stare troppo a lungo senza avere quattro ruote motorizzate sotto il sedere (*). A parte l’agonismo, era sempre in giro per l’Italia. Secondo me, se poteva scegliere tra l’andare a trovare qualcuno (un meccanico, un carrozziere, un fornitore di motori per la Mustang, uno di sospensioni per la Mercedes 300 SEL – un mostro argentato del ’69, otto cilindri per 6300 cc – o anche solo un amico) dietro l’angolo o a 800 chilometri di distanza, non c’era spazio per il dubbio. Sceglieva quello più lontano, e sospetto anche che non percorresse necessariamente la strada più breve. In quasi dieci anni di frequentazione, credo che le telefonate fatte dalla terraferma si possano contare sulle dita di una mano.

Era sempre di corsa, ma quando si riusciva ad avere un’ora tranquilla, sulla terraferma, era uno spasso. I racconti della “sua” F1 erano fenomenali. Mi è capitato di essere con lui in un bar e dopo un quarto d’ora avere una piccola folla intorno ad ascoltare e interrogare: imperdibile la storia del mondiale ’74 perso per tre punti e vinto da Fittipaldi. A Clay non gli era mica passata ancora, mentre a Montezemolo le orecchie dovevano fischiare frequentemente. E non perdeva occasione per ricordare il suo rapporto di odio e amore con la rossa. Un esempio? Leggete questa news che risale, direi, al 2000:


La scuderia Ferrari Marlboro (900 miliardi di budget) rifiuta un modesto obolo per una serata benefica

In un fax, inviato a Giacomo Tansini presidente del "Club CR aiutiamo la Paraplegia", Stefano Domenicali, Team Manager della scuderia Ferrari, con l'avvallo di Jean Todt, rifiuta la richiesta di un berrettino e di una maglietta per la serata benefica del Club che si terrà il 18 novembre prossimo.

Testualmente: "...causa numerose domande non ci è possibile soddisfare la Vostra richiesta."

COMPLIMENTI!

Agli amici lettori ricordo che la vendita dei "gadget" Ferrari rende oltre 5 miliardi e che la sceneggiata delle parrucche rosse è costata oltre 300 milioni!

Oppure come durante le due stagioni nelle quali ha tenuto, su Rombo e su Sportline, una rubrica fissa di commento al mondiale. Ci capiva, non c’è dubbio, e non le mandava a dire per cui io ero terrorizzato al pensiero che un giorno le sparasse troppo grosse.

Una cosa mi ha sempre colpito di Clay. Mi capita per lavoro e non solo di frequentare grandi atleti del recente passato. Gente che ha vinto l’Olimpiade, mica il campionato regionale. Giovani uomini e giovani donne che per tre mesi vengono riconosciuti/e per strada ma dopo un anno nessuno più se li fila. Clay era fuori dal giro da 20 anni (certo c’erano i commenti tecnici in tv, che aiutano) ma lo conoscevano (e riconoscevano) tutti. È venuto alcune volte a trovarmi in ufficio; nei giorni successivi incontravo il barista, l’edicolante, il benzinaio, condomini del palazzo che mi dicevano “ho visto che ieri è stato da lei il grande Clay”. Va detto che uno che circolava per Milano con la Mercedes 300 SE del ’67 che vedete nella foto non poteva passare certo inosservato.
Un’auto pazzesca, sulla quale ho avuto l’onore di farmi trasportare e sulla quale mi aveva anche proposto di essere suo navigatore in un rally (gli avevi risposto che “magari una prossima volta”, ma comunque non credo lo dicesse sul serio). Anche io, che pure sono uno che l’auto la intende come una delle opzioni che mi consentono di spostarmi da un punto A a un punto B, quando la metteva in moto godevo sommessamente.

Poi le nostre strade si divisero – per una serie di ragioni il suo sito ufficiale divenne un altro – e le occasioni di incontro si diradarono, qualche telefonata, qualche caffè, un paio di cene organizzate dal Club Clay Regazzoni Aiutiamo la Paraplegia, fino a un freddo pomeriggio in cui una mia collaboratrice che stava ascoltando la radio mi mandò un sms con due sole parole. Povero Clay.

(SuperG)




Dopo aver vinto a Monza nel '70, Clay Regazzoni ottenne la sua seconda vittoria in Germania al Nurburgring nel '74 (questa è la copertina di Autosprint) dove il compagno di squadra Niki Lauda ebbe un incidente al primo giro; Clay precedette Jody Sheckter, il secondo al traguardo, di 50" (diconsi cinquanta secondi).
E attenzione, stiamo parlando del vecchio circuito del Nurburgring, la Nordschleife di quasi 23 km con i suoi salti e le decine di curve, il Grüne Hölle, l'inferno verde (scusate, mi sto esaltando).



Fu l'anno in cui Clay andò più vicino a vincere il Mondiale, perdendolo al GP degli USA a Watkins Glen in una gara per lui disastrosa. Riporto le pagine di Autosprint con il commento di Andrea De Adamich, l'intervista a Regazzoni ed il riepilogo del campionato per quanto riguarda i protagonisti di quell'anno (cliccare per ingrandire).
Quel campionato è tutt'oggi oggetto di discussione, anche sul Web, fra gli appassionati e gli addetti ai lavori ultracinquantenni. Si sostiene che l'allora direttore sportivo, il giovane Montezemolo (ebbene sì) aveva favorito Niki Lauda nella lotta al titolo e addirittura non aveva mandato a Watkins Glen l'ing. Forghieri (che parteggiava invece per Regazzoni). E' recente invece una dichiarazione di Forghieri nella quale si accolla la responsabilità della sconfitta di quell'anno, sostenendo di essere arrivato tardi in pista non potendo mettere a punto la Ferrari di Clay. "Colpa di un visto che non c’era sul passaporto, di un volo perso per ritornare a Milano a farlo e di una tempesta di neve che mi bloccò tra Chicago e il circuito”. Mah...

(Milo Temesvar)




(*) si riporta a titolo di esempio il calendario gare 2003 di Clay Regazzoni:

Marzo

4-6: Salone di Ginevra
8: Prove Adria Fun Cup
30: Monza Fun Cup

Aprile

3: Rally Sanremo Storico
13: Vallelunga Storiche
25-27: Rally storico Biella

Maggio

3-4: Salone Classico Monaco
6-11: Turismo de caretera, Buenos Aires
17: Dijon, Trofeo Toyota Yaris Francia
22: 1000 Miglia
25: Coppa Intereuropa Monza
30-31: Bologna Faticosa

Giugno

3-8: Giro di Sicilia
11: Club Italia, Salerno
22: Val de Vienne, Trofeo Toyota Yaris Francia
28: Club Anciens Drivers, Losanna (CH)

Luglio

4-6: 24 karting Portogallo
12-13: 24 ore SPA Fun Cup
27: Misano Storiche

Settembre

Binetto Fun Cup
7: Albi, Trofeo Toyota Yaris Francia
19-21: Salone di Monaco
27: Ledenon, Trofeo Toyota Yaris Francia

Ottobre

5: Maratona Losanna (170 km), Losanna (CH)
10-16: Rally Tunisia
16: GP Tripoli storico
26: Nantes, Trofeo Toyota Yaris Francia
30-2/11: Targa Marocco

Dicembre

Rally Giordania

Campionato Fisaps Fiat Autonomy

24-25 maggio

Autodromo Adria

7-8 giugno

Autodromo Misano

12-13 luglio

Autodromo Vallelunga

6-7 settembre

Autodromo Misano

13-14 settembre

Autodromo Varano

11-12 ottobre

Autodromo Magione

25-26 ottobre

Autodromo Vallelunga

Dicembre

Motor Show Bologna


sabato 19 dicembre 2009

sembro esserci, ma non sono da nessuna parte

http://www.youtube.com/watch?v=hJdxL0JomcU

è una specie di onnipresenza
ma nel tuo caso
una nullapresenza

un' inpresenza
in realtà abbastanza vicino alla mia idea di Dio
oggi mentre mi facevo la barba non avevo notato di essermi svegliato con deliri mistici
però, da quello che si vede...

hai usato dopobarba alla marijuana?


l'avevo appena finito

forse è per questo

allora mi sono strofinato sulla faccia un fungo

argentino... ?


no, un fungo messicano
dici che è per quello?

può essere...
poi hai cominciato a scrivere cose su un rotolo di fax?

no, ancora no, ho cominciato con la carta igienica
(anche se si rompe facilmente)
forse perchè ciò che scrivo è una merda

venerdì 18 dicembre 2009

Sono sempre stato fotografo

(forse da prima)


Quasi un anno fa, Parque Lezama. Quasi un turista.
E' complicato da spiegare.
Un quasi turista nel Parque Lezama di quasi un anno fa.
Mi aggiro con la Canon al collo; per ragioni che non mi pongo scatto anche la foto di un edificio anonimo e anche sbucciato; non riesco a trovare l'inquadratura, mi sposto lungo i vialetti, ma gli alberi si frappongono; mi accontento, scatto, però è quasi una rinuncia. Il giorno dopo, controllando le foto sullo schermo della reflex, trovo un'incomprensibile presenza quel palazzo sbreccato, e inoltre la sensazione di essere osservato mentre la guardo.
Ma le foto hanno bisogno del fotografo per essere fatte.








Ritorno a Roma, passano i mesi. A seguito di un trasloco trovo una scatola. Fotografie. Ricordi ricordati da nessuno. Scartabello, molte mai viste. Sconosciuti degli anni 50, oppure riconosciuti ma immortalati in momenti misteriosi. Ma una è indiscutibile, sono i miei, in formato 6x9. Giro la foto. Una dedica e la data, agosto '52. La rigiro; quel palazzo con la scritta Cinzano? simbolo di un brindisi? Comunque la foto l'ho fatta io, è ovvio; non ero nato, d'accordo, nel '52, ma allora perchè il palazzo mi guarda? Respingo l'argomento, abbandono la scatola e mi occupo d'altro più urgente. Ma a volte i pensieri hanno vita autonoma. La sera sto cenando ma lascio lì i ravioli, vado al computer, sono sicuro che è la dentro, fra alcune centinaia di foto digitali di quel viaggio. Sono divise per data di scatto. La trovo. La osservo.

















Si vede che nel '52 la vegetazione era disposta diversamente.
Rintraccio nella scatola quella in bianco e nero, la scruto con la lente, la scannerizzo, la ingrandisco, la esploro sullo schermo. Le finestre lì in alto, di nuovo la sensazione di essere osservato.
Ritorno a quella recente, mi impunto sul muro laterale: pezzi sbocconcellati di lettere, la scritta Cinzano riaffiora beffarda. Guardo le finestre, anche quelle con le presenze dietro le imposte chiuse, e capisco.

Gli occhi forse non sono gli stessi, dopo quasi 57 anni. Ma gli sguardi sì. Gli sguardi hanno bisogno di occhi, ma sopravvivono a chi osserva.

giovedì 17 dicembre 2009

Vedere positivo


"Meglio un Duomo oggi che una carabina domani"


(liberamente tratto da un'idea di SuperG)

giovedì 10 dicembre 2009

I just want make doo-doo du

martedì 8 dicembre 2009

Alabama


Invito alla riflessione

sabato 5 dicembre 2009

proposta per una performance "ROMANTICO INCANDESCENTE"

(di El Gloria)

Ingredienti:


1-Un (1) piano verticale, antico di almeno 80 anni, preferibilmente francese, se possibile fabbricato da casa Pleyel, in cattive condizioni, abbandonado per anni in luogo umido, pieno di scarafaggi e magari qualche piccolo topo, con tasti non funzionanti, legno tarlato, rigato (possono anche mancare qualche tasto e/o qualche pedale)

2-Un pianista di formazione classica, di mezz'età, che non abbia raggiunto la fama (e che sia altamente improbabile la possibilità di raggiugerla a causa dell'età e del suo moderato talento) ma con un profondo amore per l'opera di Frederic Chopin e (questo è imprescindibile) che sia Buddista

3-Una partitura dell'Andante Spianato Opus 22 di Frederic Chopin (non importa la data di stampa della stessa)

4-Un recipiente di plastica con beccuccio per versare (bidone) con cinque (5) litri di benzina (senza piombo)

5-Un accendino Zippo

Preparazione:

Il pianoforte deve essere preparato per la performance lasciandolo una settimana alle intemperie, sottomesso alle inclemenze climatiche, qualunque esse siano (il compositore non sarà esigente su questo punto), per quanto possibile su terra umida (può anche essere un patio, ma si raccomanda la terra, perchè il nobilissimo strumento sia in intimo contatto con L'Elementare, e soprattutto il suo legno torni in vicinanza di altro legno vivo)

Performance:

La performance consisterebbe nell'esecuzione completa e con estrema passione della suddetta opera da parte del pianista, dopodichè con grande solennità, dovrebbe aspergere prima il piano e successivamente se stesso, rovesciando circa la metà del contenuto del bidone sulla propria testa, e incendiando nello stesso ordine il piano e se stesso, con l'accendino Zippo

Il performer dovrà rimanere, durante l'acting, seduto in posizione di loto, fino all'estinzione del fuoco

Gli spettatori verranno preventivamente pregati di astenersi dall'applaudire fino a che il fuoco esaurisca completamente sia il pianoforte che il pianista


Nota:

il pianista dovrà indossare un abito da cerimonia, ma preferibilmente di tessuto sintetico e rimanere scalzo, dato che le scarpe sono poco combustibili

martedì 1 dicembre 2009

Te lo canto io, il Natale

Originale e meritoria iniziativa quella di Andrea Bocelli di uscirsene con un disco di canti di Natale, tra l'altro con dei duetti (altra grande novità), ce ne avevamo proprio bisogno.
"Ma... l'anno scorso non l'aveva fatto anche Irene Grandi (per dirne una) un cd con i canti di Natale?"
Ma che c'entra, vuoi mettere, quella è musica leggera, una delle solite deprecabili operazioni commerciali...

lunedì 30 novembre 2009

L'invasione delle ultrafrasi

Elvis has left the building

o qualcosa del genere
da dove è uscita quest'espressione?

"Elvis has left the building!" is a phrase that was often used by public address announcers following Elvis Presley concerts to disperse audiences who lingered in hopes of an Elvis encore. Al Dvorin, a concert announcer who traveled with Elvis throughout the performer's career, made the phrase famous when his voice was captured on many recordings of Elvis' performances. "

ecco svelato il mistero

bene, interessante

so che l'hanno usata anche per annunciare la sua morte
mi piace l'adotterò

dopo morto?
o poco prima?

l'adottero adesso
vi presento la mia frase: "Elvis has left the building!" (siate discreti, è adottata, ma ancora non lo sa)

glielo direte quando sarà più grande

si, ma prima che lo venga a sapere dai commenti delle altre frasi

non ci avevo mai pensato
le frasi che parlano fra di loro
sarebbe come se i numeri si calcolassero fra loro

qualcosa del genere: il due disse al tre: sommiamoci così siamo di più
in definitiva le frasi parlano davvero fra di loro non ci sono dubbi
la maggior parte della gente parla con frasi che parlano fra loro così la gente può mettere insieme comodamente una chiacchierata, formata totalmente di frasi fatte, che hanno risposte precostituite il che evita i silenzi che per molta gente risultano fastidiosi

si, ma...
io ho una una teoria più preoccupante

sì?

in realtà forse le frasi utilizzano gli uomini per comunicare fra loro

come se gli uomini fossero dei veicoli

crediamo di parlare
crediamo di pensare le cose che diciamo
il fatto è che ormai è già stato detto tutto quanto
e a questo punto le frasi sono diventate autonome

forse siamo stati invasi da molto tempo da esseri dello spazio che non avendo sostanza corporea prendono l'aspetto di frasi che occupano corpi per spostarsi ed interagire
quando diciamo "buon giorno" in realtà è una frase che usa quel suono per comunicare con un'altra frase que risponde:" basta che non piova..."
forse NOI con la nostra incoerenza ci stiamo opponendo all'invasione
E' POSSIBILE CHE SIAMO GLI ULTIMI ESSERI UMANI ANCORA NON SOTTOMESSI

"Nada/nulla, l'ultimo baluardo"
porca vacca
interessante
il grande errore dell'umanità è stato pensare che gli esseri che arrivano dallo spazio fossero almeno in qualcosa simili a noi
e invece no
sono suoni
odori

esatto

sensazioni

abbiamo un caso per l'agente Mulder o forse, considerando la nostra età, per il detective Kolchak

il pelato?

non Koyak quello dei lecca-lecca
Kolchak
era un investigatore privato che però incappava sempre in casi paranormali



bene
quindi diciamo che se mi gratto un piede in realtà è l'entità prurito che si sta manifestando...
deve'essere così

otaniburila - IV (e si finisce)

Chi è Otaniburila.
E' d'obbligo a questo punto ricordare, per quanto mi è possibile, l'inconsapevole protagonista: se per quasi tutti i frequentatori di quella classe poteva valere, anche nostro malgrado, l'appellativo di "ragazzi di buona famiglia", il ragazzo in questione era considerato l'estrema sintesi di questa definizione: alto, sempre elegante, dotato di aplomb non comune, si vociferava che fosse conte, ma ciò di cui tutti erano sicuri era che fosse ricco.
Non estraneo a queste valutazioni, faceva la sua parte un cognome (vero) che richiamava esplicitamente una varietà di corindone, pietra preziosa che non poteva non invocare simbolicamente uno status sociale ben preciso; ma incredibilmente tutto ciò non lo rendeva antipatico.
Accolse con un misto di britannico distacco e misurato interesse la proposta dei nuovi soprannomi, nonostante quello che gli era toccato risultasse particolarmente poco calzante. Forse saggiamenente intuì che la proposta avrebbe avuto vita breve, come effettivamente fu, scavalcata da nuove entusiasmanti iniziative.

domenica 29 novembre 2009

otaniburila - III

Fu in quegli anni (pochi ma formativi) presso i barnabiti che Milo incontrò studenti dalle caratteristiche più svariate, dei quali in seguito non seppe più nulla, ma che inevitabilmente arricchirono la conoscenza antropologica dei suoi simili. Ma andiamo al dunque. L'ambientazione è quella del cortile della scuola, durante un quarto d'ora di ricreazione particolarmente noioso; Milo ed alcuni compagni di classe percorrono, mani in tasca, il vialetto che delimita il campo di calcio, nel quale alcuni adolescenti tirano pallonate nella nebbia, richiamandosi l'un 'altro con urla sguaiate.
Il gruppetto di infreddoliti sta per decidere di rientrare in classe, quando vedono un loro compagno particolarmente agitato che li raggiunge di corsa, brandendo nella mano un foglio di carta; questo personaggio di cui non ricordo il nome (e che quindi chiameremo N.R.) è un ragazzino che, perfetto esponente di quell'età che si dibatte per uscire dalla stupidera, come si dice al nord, per entrare in non si sa bene che cosa, è capace di promuovere con entusiasmo qualunque iniziativa di gioco, e di sfornare con solerzia genialità e cazzate senza dar il tempo di classificarle in una delle due categorie.
Ragazzi, esordisce N.R., ho avuto un'idea; potremmo far finta di essere tutti sultani. Ma solo all'inizio, per avere nuovi cognomi. Basta chiamarsi tutti Alì.
L'euforia sta evidentemente divorando N.R. al punto da impedirgli di esprimersi con la dovuta consequenzialità. Il gruppuscolo, disponibile alle novità, si è già animato, ed esorta il compagno a riordinare i concetti.
Adesso vi spiego, riprende N.R., tenendo il foglio all'indietro ed in alto, il testo non raggiungibile dalla nostra visuale, pronto evidentemente a proporcelo nel momento cruciale dell'enunciazione della sua teoria.
Mi è venuto in mente che se fossimo tutti sultani... In effetti, a seguito di una lezione abbastanza seguita sull'Impero Ottomano, l'interesse per quella cultura si era fatta strada fra diversi alunni, o forse solo l'interesse su certe prerogative dei Sultani, come per esempio la possibilità di avere molte mogli legittime, prerogativa, a quell'età, incomprensibilmente considerata vantaggiosa.
Mi è venuto in mente che se fossimo tutti sultani..., forse ci chiameremmo tutti Alì, di nome proprio, invece che Roberto, Fulvio, Milo...
I ragazzi annuiscono, non manca di logica. Allora ho fatto un'esperimento. Ho scritto tutti i cognomi della classe mettendoci davanti Alì e (mostrandoci finalmente il foglio) li ho riscritti tutti al contrario!
Il foglio presenta una prima colonna con i cognomi in ordine alfabetico dei compagni (che non riporterò, per legittima tutela della riservatezza dei medesimi) ed in una colonna a fianco il risultato della trasformazione, ottenuta come spiegato. La lettura avviene con interesse, chi affrontandola con sistematicità e valutando uno per uno i nuovi nomi (Itaibbaila, Ingodebila, ...) chi, come Milo, saltando direttamente al punto della lista che lo riguarda (Ravsemetila, non era male, ha qualcosa di biblico) e valutando poi gli altri alla rinfusa. Attenzione, esalta N.R., alcuni di questi nomi possono anche leggersi come nome e cognome: Ingo Debila, per esempio; il consenso cresce; sì, è bello, prende la parola Milo, che all'epoca sviluppava gia un senso ipercritico non comune, stemperato peraltro da un innato rispetto per le idee altrui, però ho notato che certi nomi, per esempio quelli con il ci-acca, diventano difficili da pronunciare: guarda... Iraihcrecila; è vero, risponde N.R. dopo una breve riflessione, ma se ci fai caso, sembra davvero un nome arabo, da sultano; anche questi, guarda, dice indicando alcune delle righe del foglio: Allib Marbila, Ottib Maigila.
Gli altri componenti del gruppo continuano a commentare la lista: Alletnacila, un pò difficile, Irarrefila, ehi, io divento Isso Rila...
Milo, nel quale forse si poteva già osservare in sedicesimo la tendenza depressivo-pessimistica, ben sviluppata poi con gli anni, ad una certa sensibilità nel riscontrare gli aspetti negativi di qualunque vicenda, attrezzo o persona, assume un'aria dubbiosa: senti, N.R., hai visto che però così tutti i cognomi finiscono in ila, a lungo andare potrebbe diventare noioso; la risposta è più pronta questa volta: è meglio così, se non ci fosse la ila quasi tutti i cognomi finirebbero con una consonante, guarda che brutto, ad esempio: otanibur... tutti gli sguardi si concentrano su quella parola, qualche secondo di silenzio, dopodiche un'esplosione di acclamazioni e risate, pacche sulle spalle: Otaniburila, ripetuto più volte e poi scandito per coglierne la sonorità e le possibili suggestioni semantiche, Otaniburila, da diffondere subito, di corsa il vociante ritorno in classe: la necessità di condivisione dell'adolescenza.

(continua)

sabato 28 novembre 2009

otaniburila - II

Il percorso geografico e storico di Milo Temesvar (mi scuserete l'improvviso ricorso alla terza persona, ma è necessario per oggettivare gli avvenimenti) non è facilmente sintetizzabile, ma per quanto riguarda il fatto in questione è sufficiente sapere che nella primissima infanzia vicende di famiglia lo hanno portato lontano dal suo paese d'origine (Albania, Argentina o Armenia che fosse) e dopo un certo numero di spostamenti all'età di quattro anni lo troviamo radicato a Milano, nel quartiere detto Città Studi.
Per inciso, la conoscenza fra SuperG e Milo Temesvar avvenne frequentando lo stesso asilo infantile e la loro traiettoria scolastica coincise fino alla seconda media, anno in cui il giovane Milo deviò verso una nota scuola privata gestita da padri barnabiti.
Siamo in quella terra di nessuno del passato durante la quale l'Italia stava transitando dai rutilanti anni sessanta ai problematici anni settanta (o viceversa, dai problematici sessanta ai rutilanti settanta, ma direi di più la prima).
La permanenza dello studente Milo presso detta scuola privata continuò fino al '72, anno in cui altri cambiamenti lo portarono nella Capitale.

(continua)

otaniburila - I

Questa è una storia che parte da lontano; ma più che una vera storia è una vicenda minimale, che forse si esaurisce prima di aver finito di raccontarla: di conseguenza la tirerò un pò per le lunghe.

Certe storie minimali hanno il potere di riaffiorare, anche a distanza di anni, periodicamente; ciò avviene in maniera naturale, senza forzature, e per svariati motivi; e questa mi sembra una ragione sufficiente per considerarle storie e non semplici episodi insignificanti; o, se sono insignificanti, allora lo è in toto la nostra fottuta esistenza, per tutta la sua durata.

Bene, or non è molti giorni, durante una telefonata col mio amico (nonchè opinion leader, oserei dire, fra le altre cose) SuperG, vertente, tra l'altro, sulla possibilità di gestirci un blog fra noi due, il medesimo ha proposto una serie di nomi potenziali per battezzare questa nuova creatura, snocciolandone una sequenza fra le quali spiccava l'otaniburila (non renderò pubbliche le altre, in quanto di sua proprietà intellettuale).
Ed ecco che riemerge, inaspettato; ma, come tutte le volte quando succede, ti rendi conto che era sempre stato lì; da quasi quarant'anni.
Il fatto che SuperG, non avendo vissuto personalmente l'otaniburila, ma avendolo assorbito esclusivamente in base ad una mia relazione degli avvenimenti dell'epoca, lo abbia rievocato in modo ovvio e naturale, giustifica ai miei occhi definitivamente questo post.

Anche se, e qui mi sorge il dubbio (che rintuzzo perchè è tardi per ripensarci),
come succede nel raccontare certi sogni,
che appena svegli appaiono vividi e pieni di concatenazioni logiche
e di significati reconditi ma ricostruibili,
nel momento in cui trovi qualcuno a cui narrarli
diventano delle pappe informi e stupidamente assurde
(neanche dotati della geniale assurdità che può generare apprezzamento),
perdono la magia che sembrava avvolgerli,
tanto da maledire la decisione di averli raccontati;
nello stesso modo ho paura di pentirmi,
ma prendo coraggio e proseguo.

(continua)

martedì 24 novembre 2009

dobreidem III - "the eternal struggle between the glory and the piano"



il proprietario del pianoforte sa che in sua assenza diventa un piano preparato?

no, è ovvio...

ah

ma so maneggiare un piano,
l'ho fatto molte volte,
non li danneggio, ne abuso solo un pò...

pianodofilo

(tutto ha una spiegazione logica)

ti rendi conto che non riesco mai a fare le cose normalmente?
ho a disposizione un perfetto Steinway e invece di sedermi e suonare sulla tastiera devo aprirlo e suonarlo come se cercassi di aggiustare il carburatore di una Ford Falcon!
non sono orgoglioso di questo
solo che mi viene così...
questi sono i suoni che sento nella testa

mia madre deve aver sofferto terribilmente di gastrite durante la gravidanza e ciò può avermi traumatizzato...


è l'unica spiegazione
se non vogliamo dare credibilità a quelle storie che parlano di danni cerebrali dovuti all'alcol e le droghe

nooo...

alle quali non vogliamo credere...

non ci crediamo...

certo...

"In Nada/Nulla NON crediamo a quelle storie che parlano di danni cerebrali dovuti all'alcol e le droghe"

"In Nada/Nulla crediamo profondamente agli effetti che la gastrite della madre durante la gravidanza produce sul feto e sulle sue successive manifestazioni elettroacustiche durante il periodo adulto di tale feto "

qualunque psicologo ti darà ragione

(e adesso... questo chi lo può spiegare??)

certo.. ora..., non posso non interrogarmi sulla tendenza al blues di alcuni facenti parte di questa equipe editoriale

e non ti riferisci a El Gloria...

no

e come mai ti viene adesso questa domanda?

non so

questo non lo può spiegare uno psicologo
forse un parapsicologo

un "paparapsicologo"
(se apprezzi la tromba)
o un "paparazzicologo" visto che ti piace tanto la fotografia

lunedì 23 novembre 2009

I HAVE A DREAM....

s: ho un sogno
che un anonimo vero lasci scritto qualche cosa nel box a fianco
fossero anche insulti
g: si,
sono anonimi finti

un tizio lasciava sempre messaggi nei blog altrui firmandosi come anonimo
non firmava mai col suo vero nome

perchè si togliesse il vizio il suo psicologo gli consigliò di iscriversi agli Anonimi Anonimi

domenica 22 novembre 2009

Fa' la cosa giusta

Immagina, piove parecchio
un sabato grigio, in ufficio
nessuno per strada
nessuna telefonata
e The Stronz ha messo Serrat a tutto volume,
questa è la cosa più deprimente.
Stiamo facendo una colletta fra i colleghi per comprare una magnum

potrete sempre dire di averlo ammazzato in un eccesso di depressione dovuto alla musica

Si...
in realtà...
stavamo pensando di suicidarci...
ma ripensandoci...
Guarda sotto quali forme può manifestarsi la Sindrome di Stoccolma?
Pensiamo di suicidarci noi invece di pensare ad ammazzare lui!
Porca puttana!

preoccupante...

Si... per lo meno alla fine me ne sono reso conto...

(inquadratura fissa,
il revolver vicino alla testa
la pallottola che gira su se stessa a due centimetri della tempia
ed in quel momento:
"ops!?"
"starò facendo la cosa giusta??")

la Sindrome di Stoquanonsenepuòpiù

si
sembra che qualcuno stia per trovami un lavoro tranquillo

killer?

sabato 21 novembre 2009

Il sommo Artusi - III

Really the blues


ulteriore estratto da Schegge Jazz, meritoria trasmissione Rai dei primi anni '90

venerdì 20 novembre 2009

Il sommo Artusi - II

giovedì 19 novembre 2009

Bassitalia


Mario Schiano in una teatrale esecuzione del 1980 di un brano di Marcello Melis trasmesso una decina di anni dopo nella trasmissione Schegge Jazz.

mercoledì 18 novembre 2009

Il sommo Artusi - Migliaccio di Romagna



Trovandomi per le mani un'edizione del 1955 dell'Arte di mangiar bene del sommo Artusi ed uno Scanner Epson + OCR del 2009, perchè non cedere alla tentazione di condividere alcune sobrie ricette di cucina? Cominciamo con qualcosa di facile.
535. - Migliaccio di Romagna.
In Romagna le famiglie benestanti e i contadini lo macellano in casa, circostanza in cui si sciala più dell'usato e i ragazzi fanno baldoria. Questa è anche l'occasione opportuna per ricordarsi agli amici, a' parenti, alle persone colle quali si abbia qualche dovere da compiere, imperocché ad uno, per esempio, si mandano tre o quattro braciuole nella lombata, ad un altro un'ala di fegato, ad un terzo un piatto di buon migliaccio ; e la famiglia che queste cose riceve, si rammenta di fare, alla sua volta, altrettanto. « È pane da rendere e farina da imprestare, » direte voi ; ma frattanto sono usi che servono a tener deste le conoscenze e le amicizie fra le famiglie. Dopo questo preambolo, venendo a Nocco, eccovi la ricetta del migliaccio di Romagna il quale, per la sua nobiltà, non degnerebbe di riconoscer neppur per prossimo quello di farina dolce che girondola per le strade di Firenze :
Latte, decilitri N. 7.

Sangue di maiale disfatto, grammi 330.
Sapa, oppure miele sopraffine, grammi 200.
Mandorle dolci sbucciate, grammi 100.
Zucchero, grammi 100.
Pangrattato finissimo, grammi 80.
Candito, grammi 50.
Burro, grammi 50.
Spezie fini, due cucchiaini.
Cioccolata, grammi 100.
Noce moscata, un cucchiaino.

Una striscia di scorza di limone.
Pestate in un mortaio le mandorle insieme col candito, che avrete prima tagliato a pezzetti, bagnatele di tanto in tanto con qualche cucchiaino di latte e passatele per istaccio. Ponete il latte al fuoco con la buccia di limone, che poi va levata, e fatelo bollire per 10 minuti ; unite quindi al medesimo la cioccolata grattata, e quando questa sarà sciolta, levatelo dal fuoco e lasciatelo freddare un poco. Poi versate nello stesso vaso il sangue, già passato per istaccio, e tutti gli altri ingredienti serbando per ultimo il pangrattato, del quale, se fosse troppo, si può lasciare addietro una parte. Mettete il composto a cuocere a bagnomaria e rimuovetelo spesso col mestolo onde non si attacchi al vaso. La cottura e il grado di giusta densità che fa d'uopo, si conoscono dal mestolo che, lasciato in mezzo al composto, deve rimanere ritto. Se ciò non avviene, aggiungete il resto del pangrattato, supposto non l'abbiate versato tutto. Pel rimanente regolatevi come alla torta di ricotta N. 488, cioè versatelo in una teglia foderata colla pasta matta N. 118 e, quando sarà ben diaccio, tagliatelo a mandorle. Cuocete poco la pasta matta per poterla tagliar facilmente e non lasciate risecchire il migliaccio al fuoco, ma levatelo quando si estrae pulito un fuscello di granata immersovi. Se vi servite del miele invece della sapa, assaggiate avanti di aggiunger lo zucchero onde non riesca troppo dolce, e notate che uno de'pregi di questo piatto è che sia mantecato, cioè di composizione ben fine. Il timore di non essere inteso da tutti, nella descrizione di queste pietanze, mi fa scendere spesso a troppo minuti particolari, che risparmierei volentieri.

dato che questo testo presenta caratteristiche ipertestuali, verranno quanto prima forniti la torta di ricotta N.488 e la pasta matta N.118, ivi citati.



Se il maiale volasse
Non ci saria danar che lo pagasse ;
diceva un tale, e un altro : « II maiale, colle sue carni e colle manipolazioni a cui queste si prestano, vi fa sentire tanti sapori diversi quanti giorni sono nell'anno». Al lettore il decidere quale dei due sproloqui sia il più esatto : a me basta darvi un cenno delle così dette nozze del maiale, perché anche questo immondo animale fa ridere, ma solo come l'avaro, il giorno della sua morte.

Immagini di Palermo (quartiere di Buenos Aires)

(tratte da Pescadores Anonimos)





lunedì 16 novembre 2009

immagini

(di El Gloria)












. . . u n a n i m o d i f f i c i l e d a d e f i n i r e . . .

sabato 14 novembre 2009

"la mattina dopo tutta quella neve per lo smog era una merda grigia"

S: visto le foto?

g: sii
bellissime

quella degli alberi che danno sul rossiccio mi ha steso
veramente l'autunno lì è qualcosa

lì no?

suppongo che se uno si trova in qualche bel posto sì
qua la spazzatura uscita dai sacchetti rotti e sparsa sul marciapiede non cambia colore con le stagioni
magari l'odore, sì, può darsi, in estate l'odore è più profondo
non ho avuto molte occasioni di stare in qualche posto in mezzo alla natura in autunno
qualche volta, forse due, una o due volte in inverno
cazzo, non ci avevo mai pensato

mi rattristo

lascia perdere, mi sono già rattristato io

bene, allora lascio perdere

bene

mi ricordo qualche inverno in montagna
quando ero bambino

buhhh
aaa
snif snif
nggeeehh


ehm...

è passata

bene

quello che volevo dire è che autunno e inverno in città fanno cagare
quando vivevo a Milano nevicava frequentemente in inverno
adesso meno perché sono aumentate le temperature
non c'è neanche quasi più nebbia da quelle parti
ciò mi immalinconisce parecchio
ma voglio dire che
"che bello, nevica"
il primo giorno
la mattina dopo tutta quella neve per lo smog era una merda grigia

"la mattina dopo tutta quella neve per lo smog era una merda grigia"
è una frase bellissima


come sempre dipende dalle virgolette

certo
sono un virgolettatore di quelli buoni
ma sono molto migliore come "fraparentesizzatore"

(mi riferisco a mettere cose fra parentesi)

avevo capito

una piccola decontestualizzazion e quasi tutto diventa "notevole"

"avevo capito"

...

(ora ho paura a scrivere qualunque cosa)
un bella storia per un film
un virgolettatore seriale que terorizza la città
terrorizza
"terrorizza"
da ciò che hai scritto prima, si potrebbe estrapolare la regola che è il contesto che rende volgare ciò che si dice

piuttosto direi che le cose hanno significato per il loro contenitore
nelle parole è più evidente perché le parole manifestano idee

un minuto di Abdullah Ibrahim



Villa Ada, Roma, a few years ago

generazioni (3 in 6 cm)

a dimostrazione che sia El Gloria che Milo Temesvar sono anch'essi esseri umani, scaturiti da generazioni precedenti alla loro

giovedì 12 novembre 2009

pornocollages

g: non ti ho ho mai fatto vedere i miei collage pornografici

S: quando appariranno su nada... ?

mai perchè non esistono più
li facevo alla fine degli anni 80
mi entusiasmavano e ne regalai parecchi
però dopo aver visto le facce delle persone che li ricevevano
decisi che era meglio distruggere quelli rimasti
all'epoca ero molto condizionato dall'opinione del pubblico

martedì 10 novembre 2009

il muro di Berlino infrasettimanale

g: è mercoledì (avete i mercoledì da voi, o no?)

s: certo, ma solo di mercoledì

sì, è uno di quei giorni che danno poco, ma cadono giusto a metà settimana

sono il Muro di Berlino della settimana


ho visto persone che hanno cercato di saltarli per passare direttamente dal martedì al giovedì. Quelli che non sono stati acchiappati, comunque ne hanno risentito abbastanza il sabato successivo. Gli altri, quelli catturati, sono stati confinati per anni al lunedì forzato.
Ci sono anche quelli condannati alla malinconia che non usciranno mai più dal pomeriggio tardi della domenica e da lì guardano, dalle 19 della domenica, da sopra il mercoledì, le bandiere della libertà che ondeggiano i venerdì
le cupole delle cappelle delle domeniche mattina
le discoteche dei sabati sera
e continuano aggrappati al tardo pomeriggio della domenica, stirando le loro camicie per il resto della settimana, inumidendole con le lacrime, per facilitare un po', per quanto possibile, il passaggio del ferro da stiro